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Avere un amico con un bed and breakfast ha i suoi vantaggi.


di brunoroma72
05.10.2023    |    17.384    |    16 9.7
"Arrivavamo all’appuntamento senza nemmeno messaggiarci, per sicurezza..."
Avevo chiesto a Paolo se potevo usare una delle sue stanze, con qualche giorno di anticipo, solo la mattina, per incontrare Silvia, una mia collega di lavoro che si era decisa a tradire il marito. Non era stato facile convincere Silvia, una brunetta con un gran culone e con due belle tette mediterranee, ma ora che i rapporti con il marito andavano meglio dopo mesi di relazione burrascosa, s’era decisa a vivere con più leggerezza la sua vita, soprattutto ora che le figlie erano grandi.
Unico vincolo con Paolo è che le chiavi me le deve consegnare lui la sera prima, di nascosto dalla moglie Caterina con la quale gestiva le stanze dei loro due b&b. Caterina è una biondina con uno sguardo sempre attento a cui non sfuggiva nulla e soprattutto con un corpicino che avrei leccato per ore prima di qualunque altra cosa.
Passavo da Paolo la sera e lui mi consegnava le chiavi che poi restituivo nel primo pomeriggio, in tempo per tornare a casa con un orario compatibile con il lavoro mio e di Silvia. L’appuntamento con Silvia ormai era la mattina presto, fuori dal b&b. Salivamo in camera e tornavamo a casa in orari compatibili con il nostro lavoro. Anche Paolo conosceva Silvia perché avevano lavorato insieme, ma non c’era mai stato nulla tra loro.
Con Silvia passammo tre mattinate fantastiche nel b&b dei miei amici, situato in una cittadina poco distante da dove vivevamo. Sempre la stessa camera, diversa da quella che loro lasciavano libera per usarla qualche volta che uno dei due doveva accogliere i clienti in orari scomodi.
Una mattina però, un contrattempo. Silvia non si è ancora presentata e non ho modo di contattarla. Arrivavamo all’appuntamento senza nemmeno messaggiarci, per sicurezza. Mentre l’aspetto, fuori dal b&b, un altro contrattempo. Arriva Caterina. Scende dalla macchina e mi saluta.
“Che ci fai qui?” Io non so cosa rispondere. Lei mi anticipa pria che possa rispondere. “Ti ha dato buca stavolta?” Capisco che Paolo ha ceduto ed ha spifferato tutto a Caterina. Inutile nascondere l’evidenza, ma ormai. Tanto vale giocare un po’. “Ero da queste parti per lavoro e sono passato per salutarti”. Si avvicina e passo lo sguardo dai suoi occhi alla sua camicia bianca, aperta quel tanto da mostrare la curvatura delle sue piccole tette perfette. “E allora salutami” gettandomi le braccia dietro al collo e baciandomi su una guancia. La stringo istintivamente e non la lascio andare né lei dava cenno di volersi staccare. Le sposto i capelli quel tanto per arrivare a baciarla sul collo. Ha un profumo meraviglioso che crea un mix fantastico con l’odore della sua pelle. Si divincola e cerca la mia bocca con la sua. Le nostre lingue si trovano immediatamente e rimaniamo qualche secondo in piedi come degli adolescenti a baciarci e a toccarci. La situazione è tanto inaspettata quanto incredibilmente naturale, nonostante con Caterina non ci sia stato nessun approccio né da parte mia né, tantomeno, da parte sua. Si stacca. Mi prende per mano e con l’altra mi porge delle chiavi. “Andiamo?”. Sono stordito. La seguo, mano nella mano, quel mezzo passo indietro che mi permette di gustare i suoi fianchi che ondeggiano come una vera femmina che sa come farsi desiderare al primo sguardo. Mi gusto i suoi glutei che si fanno contenere dai jeans stretti, ma che tradiscono una morbidezza che presto avrò tra le mani.
Saliamo al primo piano, non nella stanza dove di solito incontro Silvia, ma nella loro stanza privata. Solo il tempo di aprire la porta, un passo dentro e una sua mano e dietro al mio collo per spingersi meglio la mia lingua in bocca e l’altra sul mio cazzo che ormai non vede l’ora di scivolare tra quelle gambe. Io ho finalmente modo di stringere quel culo tra le mani, ma non è tempo di preliminari. Chiudo la porta la prendo per i fianchi e la giro faccia a parete. Le slaccio il bottone dei pantaloni, tiro giù la zip e ho a malapena il tempo di guadarle il culo appena decorato da un ‘brasiliano’ minuscolo. In un attimo ho i pantaloni abbassati anche io. Non prendo precauzioni, mi scappello il cazzo e glielo appoggio in fica da dietro. Appena è nella direzione giusta, la prendo per i fianchi e glielo affondo dentro nel laghetto dei suoi umori. Mi sto scopando Caterina, quella gran bella fichetta di moglie del mio amico cornuto Paolo. Me la sbatto senza ritegno, con foga, veloce. Glielo affondo fino alle palle senza attenzioni, senza rispetto. Me la scopo gustandomi l’attimo irripetibile di una moglie di un mio amico che passa da zero a cento in un attimo e si sta facendo scopare da dietro con i pantaloni calati, ancora completamente vestita, in una sveltina animalesca.
Solo che abbiamo tutta la mattinata a disposizione e se continuo così, rischio di venirle dentro inutilmente. Anche lei ha voglia di tutto il resto e si gira. Le affondo la testa verso il mio cazzo. “Vieni, senti come sei bagnata”. Si accovaccia di fronte a me e me lo prende in bocca. “Assaggia il sapore della tua fica”. Non se lo fa ripetere. E’ una gran porca Caterina. Forse più di quanto immaginassi. Appoggio una mano a parete. Lei mi offre le sue labbra con cui ricopre i suoi denti e me la scopo in bocca. Si stacca quel poco per dirmi “Non provare a venirmi in bocca. Non ora almeno. Ho voglia di cazzo”. La sollevo, la voglio completamente nuda. Voglio vederla e toccarla e leccarla e scoparmela per bene. Ci spogliamo lasciando i vestiti all’ingresso e andiamo in camera da letto. La prendo e la spingo sul letto, lei cade e si volta a gambe larghe verso di me. Le scosto quel minuscolo brasiliano e inizio a leccarla per bene. Mi immagino come sarà piacevole sentire il mio cazzo dentro di lei, sopra di lei, facendole contorcere il bacino più di quanto non faccia ora che le sto leccando il clitoride mentre le infilo due dita dentro. “E quel cornuto di tuo marito? Lo sa che ha una moglie così troia?”. Lei si sta gustando le mie leccate e sembra prestare poca attenzione alle mie parole, ma poi mi prende per i capelli e mi dice: “Quel coglione mi scopava per bene solo all’inizio. Ho una voglia di cazzo che non hai idea… Mettimelo dentro”. Risalgo con un cazzo in piena erezione e il calore della mia cappella riesce a sorprenderla. “Oh si, è bello caldo. Scopami, sbattimelo dentro come prima”. “Che troia che sei” e inizio ad alternare affondi completi e colpi di sola cappella che la fanno bagnare ancora di più. Ormai è un lago.
Mi suona il telefono. E’ Silvia. Non rispondo. “Che vuole quella stronza? Il cazzo lo devi dare a me non a quella”. “Il cazzo te lo do quando vuoi…”. “Ti piace scopare la moglie del tuo amico?” “Mi piace scoparmi una bella figa come te, ma ancora di più sapendo che quel cornuto prima o poi lo verrà a sapere perché glielo dirai per umiliarlo, vero?” “Si, certo. Quel coglione lo sa già che è un gran cornuto. Non sa che oggi mi sarei fatta scopare da te, ma ne abbiamo parlato parecchio”. Continuo a scoparmela, a leccarle i capezzoli ad infilarle la lingua in bocca a parlare. “Di cosa avete parlato? Di me e Silvia?”. “Di quella stronzetta non me ne frega nulla. Ma mi ha parlato di come te la scopavi per farmi venire voglia di tradirlo con te. C’è riuscito non credi?”. “Me lo poteva dire”. “E’ il suo modo per eccitarsi. E’ l’unico modo per farglielo diventare un po’ duro”. Stavo impazzendo. Immaginarmi Paolo che la spinge verso il mio cazzo stava eccitando pure me e scopavo Caterina con più voglia. “Dai sbattimelo, così, si. Continua, continua…”. Ho continuato fino a quando non ha raggiunto un orgasmo liberatorio. Io no. “Vuoi venire? Dove vuoi venire? Non ho limiti per te”. “Nel tuo culo”. Dentro o fuori?”. “Dentro…”. Mi ha sorriso, ha iniziato a scappellarmi delicatamente il cazzo e mi sorrideva mentre si voltava cambiando mano sul mio cazzo. “Fai piano all’inizio…”
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